I miei strumenti

Piu' sali di diametro, piu' non riesci a tornare indietro

Un certo signore, che di nome faceva Sir William Herschel, affermò:

Seeing is in some respect an art, which must be learnt

Questa frase mi sembra il miglior modo per aprire una pagina dedicata a degli strumenti amatoriali. Strumenti che sono dedicati all'osservazione visuale amatoriale fatta per diletto, divertimento e con un approccio alla materia ricolmo di fascino e curiosità che contraddistingueva lo spirito di scoperta dei grandi signori della storia dell'astronomia.
Herschel, grande osservatore, con quella frase voleva dire che osservare è per certi versi un'arte che ha bisogno di essere appresa. Infatti, aggiungo io, non basta un bello strumento per osservare. Ci vuole anche la voglia di vedere, la pazienza di cogliere dettaglio su dettaglio. Di aspettare il momento migliore per catturare l'immagine nel proprio occhio. Bisogna imparare a sentire il cielo un po' nostro. Lo strumento è soltanto l'oggetto che ci regala una visione, ma dobbiamo essere noi a coglierla.

I miei strumenti: una noiosa cronistoria
Per le mie osservazioni ho scelto questa semplice regola: osservare con il telescopio più grande che potessi permettermi di trasportare e montare in completa autonomia.
In due parole: telescopio dobsoniano.
Come sono arrivato a questa scelta? Per anni ho osservato con un telescopio newtoniano da 15cm su montatura equatoriale, per poi salire di diametro con il classico Schmidt Cassegrain da 8 pollici.
Puntare con la montatura equatoriale usando gli assi di ascensione retta e declinazione mi piaceva da matti. Ma, del cielo, vedevo sempre le stesse cose: raramente provavo la gioia osservativa di un nuova gemma nel mio catalogo personale degli oggetti osservati.
Mi rendevo conto che la colpa era di due fattori: del diametro contenuto dello strumento e di una metodologia di ricerca non proprio azzeccata per l'astrofilo: puntare a mano con gli assi di una equatoriale è scomodo! E del puntamento go-to non ne volevo sentir parlare. Comodissimo, ma noioso.
Un bel giorno (anzi, una bella notte...) chiedo a un amico presente sul campo osservativo di poter provare il suo telescopio, un newton su altazimutale. Un dobsoniano, insomma. Lui, senza farselo ripetere, lo lascia a mia completa disposizione. Per tutta la nottata. E' lì che mi si apre un mondo. Muovere un telescopio in altazimutale è soprendentemente intuitivo e puntare qualsiasi stella è solo una questione di confidenza col cielo e col cercatore che, presto, sarebbe diventato il mio "migliore amico". Restituito il dobson all'amico e corro a trovare quello per me. Via il catadiottrico, via la montatura equatoriale.
Ho visto la luce! (cit.)
Un dobson da 30cm era presto diretto verso casa.
Nel giro di cinque nottate avevo osservato più della metà degli oggetti visti nei precedenti dieci anni di osservazioni (misti a fotografia).
Le galassie cominciano ad acquistare una forma. Gli ammassi globulari si sgretolano in miriadi di stelle, le nebulose planetarie rivelano morfologia interna. Le nebulose acquistano luminosità. Il diametro e la raccolta di luce che uno specchio di grande diametro garantisce, ti fanno dimenticare i piccoli problemi (assolutamente risolvibili) che un newton di basso rapporto focale porta con sé.
L'imbarazzo della scelta
Dopo meno di due anni passo allo strumento che mi ha fatto conoscere con i miei occhi i cataloghi non stellari che sognavo da ragazzino. Galassie di Arp, gruppetti di Hickson, ammassi galattici di Abell. Un dobson da 40cm di diametro, opportunamente attrezzato con filtri, oculari a grande campo e collimato e acclimatato a dovere, ti può far divertire per una vita intera. A me ha fatto divertire per nove anni, più di 100 nottate e più di 1300 oggetti del profondo cielo. Poi ho deciso di cambiare marcia e di regalarmi un altro dobsoniano, questa volta da 60cm. Un bigdob, come lo chiamano gli astrofili di oltreoceano. E ora non rimane che continuare a scrutare i meandri più nascosti del cielo. Da Herschel fino a Sharpless, passando per gli ammassi di galassie lontane.

Gli oculari

Dopo tante prove e tanti test effettuati su strumenti differenti ho scelto quelli che saranno i gli oculari per l'osservazione al mio dobson.

TeleVue per il mio telescopio! Nagler 22mm Type 4, 13mm Type 6 ed Ethos 8mm e 6mm

TeleVue per il mio telescopio! Nagler 22mm Type 4, 13mm Type 6 ed Ethos 8mm e 6mm

Correttore di coma

I telescopi veloci (in particolare i newton) soffrono di un'aberrazione geometrica che si chiama "coma". Questo difetto si avverte guardando lontano dal centro del campo di un oculare.
E' qui che le stelle si deformano e sembrano delle comete (da qui il nome "coma"). L'unico modo di correggere quest'aberrazione è di usare il Paracorr (parabola corrector) di casa TeleVue. Ha il "difetto" di aumentare di poco la lunghezza focale dello strumento (come se fosse una barlow) di un fattore di 1.15x.
Ne consegue che gli ingrandimenti restituiti dagli oculari, quando si usa il Paracorr, sono leggermente maggiori. Questo permette anche di avere un range maggiore di ingrandimenti.

Il correttore di coma di casa TeleVue: il Paracorr Type I

Il correttore di coma di casa TeleVue: il Paracorr Type I

Ne consegue la seguente tabella che tiene conto degli ingrandimenti, pupilla d'uscita e campo reale inquadrato: parametri che reputo fondamentali per leggere il cielo in maniera adeguata e completa

  mm X CR° CR' P.U.
Tecnosky SWA 38mm (NEW) 38.0 47 1,47 88,8 8.6
+ paracorr 37.6 55 1,47 88,8 7.3
Nagler 22mm Type 4 22.0 82 1,00 60,1 4,9
+ paracorr 18,3 98 0,84 50,2 4,1
Nagler 13mm Type 6 13.0 138 0,59 35,5 2,9
+ paracorr 10,8 166 0,49 29,6 2,4
Ethos 8mm 8.0 225 0,44 26,7 1,8
+ paracorr 6,7 270 0,37 22,2 1,5
Ethos 6mm 6.0 300 0,33 20,0 1,3
+ paracorr 5,0 360 0,28 16,7 1,1
Explore Scientific 4.7 (NEW) 4.7 383 0,21 16,8 1,3
+ paracorr 4 440 0,18 10,8 0.9
«